Montag, 28. Februar 2011

Zucchero "Sugar" Fornaciari - Il cappellaio matto - VOGUE Italia


L'unico bluesman "made in Italy" è in partenza per il tour del suo ultimo album. Appena uscito, e già un successo  





C'è un posto al confine tra Toscana ed Emilia che si chiama "Lunisiana". È una terra dove le antiche tradizioni rurali si mescolano a blues e funky. Funky galli, soprattutto, che vivono insieme a galline, mucche, cavalli, pavoni, pecore e asini, in una fattoria tutta di Zucchero. Con la "Z" maiuscola: quella dell'incroyable Adelmo, Zucchero "Sugar" Fornaciari.


In questo posto un po' magico, il cui nome è il mix tra Lunigiana, l'area geografica, e Louisiana, lo stato americano patria del blues, Zucchero ha costruito la sua dimora, una fattoria dove alleva animali di ogni genere, dove pensa e scrive la sua musica, dove vive e accoglie gli amici. Che sicuramente sono molti, non fosse per il fatto che è tra gli artisti con più collaborazioni all'attivo nella storia.


Tra duetti, concerti e progetti, Zucchero ha lavorato praticamente con chiunque: da Ray Charles a Pavarotti, da Santana a Sting, Macy Gray, Joe Cocker (il suo idolo, peraltro), Eric Clapton, Steve Winwood, Ronan Keating. Bono Vox, durante il suo ultimo live a Roma, sapendo che era presente al concerto, una volta salito sul palco ha perfino detto "Zucchero is in house, I love you".


Il "cappellaio matto italiano" (così lo ha definito la stampa inglese, portata come sempre per il soprannome, in questo caso dettato dalla celebre collezione di cappelli dell'artista), è l'unico italiano (ed europeo) sul palco di Woodstock (quella dei 90s), unico italiano al Freddy Mercury Tribute Concert, al Montreaux Jazz Festival e al Mandela Day di New York. Un italiano unico, insomma, riconosciuto in tutto il mondo come grande musicista blues.

Le sue canzoni sono state tradotte in inglese e spagnolo, sono state colonne sonore di film e telefilm, sono state riproposte da artisti di ogni genere. E ha pure lanciato Andrea Bocelli. Più che un cappellaio matto, allora, forse è un mago. La cui parabola del successo, italiano e internazionale, è perennemente in fase ascendente.

Fiamma Sanò  (a cura di Lella Scalia) Vogue Italia

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